DiegoGiuriani.com

Siamo partiti, con il 2019, ci siamo più o meno attrezzati e abbiamo cominciato a spedire fatture elettroniche, codice univoco permettendo. E’ si perché il primo presupposto nella maggior parte dei casi, per poter inviare una fattura elettronica non basta la partita iva, ma il codice univoco che identifica l’intermediario nel sistema di interscambio (SDI). Poi vado al mio solito ristorante e scopro che il software che gli gestisce le fatture attraverso la mia partita iva recupera il mio codice univoco, probabilmente è un software più avanti del sistema di interscambio. Ma come è possibile creare un codice univoco quando già la partita iva è univoca, perché? Ma al di la di questo macroscopico mistero secondo me poteva essere ancora più semplice.

FATTURA ELETTRONICA SEMPLICE (secondo DiegoGiuriani.com)

Bastava creare un codice di transazione, ovvero un codice che andava a identificare il flusso univoco di una fattura verso il suo destinatario; chi emette la fattura tramite autenticazione al sito dell’agenzia delle entrate nella sua area personale o attraverso software che si interfaccia con esso, registra i dati della fattura e restituisce per la stessa un codice univoco di transazione. Il ricevente dovrà solamente inserire il codice di transazione per registrare/validare la fattura e completare il processo di incrocio dei dati in modo istantaneo. In più si poteva aprire questo database anche alle banche, per lo meno condividere il valore del totale della fattura, così che con lo stesso codice potesse servire per pagare, ma sopratutto per registrare nel sistema il pagamento della fattura e magari adeguando la normativa introdurre due righe che possano finalmente tutelare anche il diritto di essere pagati in tempi ragionevoli. In questo modo si poteva evitare il formato .xml e continuare a fatturare come prima, cartaceo o pdf, con la sola precauzione di inserire il codice unico di transazione.